ESPLOSIONI D’ACQUA – FRANCESCO ZAVATTA
Il porto è il luogo che prediligo di più in assoluto: camminarci in lungo e in largo e vedere i riflessi delle corde nell’acqua è una sensazione che mi suscita sempre tanta tranquillità. La vita dell’acqua è un mondo meraviglioso. A febbraio del 2020 lessi un articolo di Severgnini sul Corriere della Sera dal titolo: Coronavirus: la nostra fragilità. In questo articolo trovai una provocazione interessantissima, che mi sembra ancora molto attuale e riguarda anche queste opere recenti sugli attracchi per questa mostra negli spazi dell’Atelier Ferioli. In un passaggio dell’articolo si dice: “chissà se impareremo qualcosa da quanto sta accadendo. Per esempio, se ricorderemo che siamo esseri fragili…” Il tema dell’essere fragili in questi dipinti l’ho ritrovato in quelle corde che partono dal palo in mezzo all’acqua, così sottili che quasi spariscono, eppure ci sono, aggrappate al palo, e sono l’elemento che dà stabilità ed equilibrio all’opera. Quando dipingo mi capita spesso di sorprendermi di particolari inaspettati, che improvvisamente acquistano una importanza strutturale, per la loro bellezza così fragile: i pali immersi nell’acqua, e le corde tramite cui le barche attraccano. Si tratta di una ricerca che tiene insieme tanti elementi su cui ho lavorato negli anni: l’acqua e i suoi riflessi, l’elemento delle corde che è molto affine a quello dei fili del tram, e infine la linea come elemento cardine dell’opera.
Gli “attracchi” sono stati una sorpresa nati nel pieno della pandemia. Anche nei momenti più bui, in cui sembra che tutto venga spazzato via, c’è un punto di non ritorno, una forma ben precisa che ci aiuta, ci dà speranza e fa rimanere attaccati. Mi piace buttarmi a capofitto nelle cose, in queste stesure ampie di colore che sono come una lunga battaglia.
“VENEZIA. Una storia di mare e di terra” – ALESSANDRO MARZO MAGNO